La Psicologia: Scienza Una E Unica - La complessità dell’Uomo

La Psicologia: Scienza Una E Unica

La complessità dell’Uomo

L’uomo e la sua complessità costituiscono l’oggetto di studio della psicologia. Questa complessità ha fatto si che nel tempo si sviluppassero varie scuole di pensiero, riconducibili essenzialmente alle famiglie: dinamica, relazionale e cognitiva comportamentale, tutte portatrici di proprie chiavi di lettura e che spesso hanno restituito la rappresentazione di una scienza divisa al proprio interno.

In realtà non è così: le diverse letture di fenomeni complessi, lungi dall’essere una criticità, sono una risorsa importante che la psicologia può mettere a disposizione dell’individuo, dei gruppi, delle comunità offrendo risposte diversificate a bisogni altrettanto diversificati.

Negli ultimi anni un nutrito corpo di evidenze scientifiche sul ruolo degli aspetti psicologici (soggettività, relazioni, comportamento) e degli interventi effettuati dagli psicologi per la salute psicofisica, la prevenzione, la promozione, cura e riabilitazione sono riusciti a dimostrare la validità della Psicologia e della psicoterapia nella loro interezza e senza necessità di aggettivazione in “cognitiva”, “psicodinamica”, “relazionale”. Sempre meno, alla luce dei dati di ricerca, si giustificano contrapposizioni, separatezze, incomunicabilità, rivendicazioni di primati che in realtà contribuiscono solo ad indebolire la professione.

Ciò che serve è invece un processo di integrazione che consenta di considerare le diverse metodiche come declinazioni di un approccio unitario e globale alla persona e alle sue problematiche.

A partire dagli anni ’70 – ’80 sono stati effettuate innumerevoli ricerche empiriche tendenti alla validazione dei modelli di psicoterapia: i primi studi hanno riguardato la terapia cognitivo – comportamentale (CBT).
A partire da esse, nel tempo, si è generato una confusione tra il concetto di “empirically invalided treatments” (trattamenti non ancora sottoposte a verifica empirica di efficacia) con quello di “empirically invalided treatments” (trattamenti provati non essere validi).
La CBT è sicuramente una forma validata di psicoterapia efficace ma le altre, fino a qualche anno fa, non erano state ancora validate, ma non per questo si può dire che non siano valide.
La ricerca sugli outcome (verifica degli esiti clinici dei vari trattamenti) ha cambiato radicalmente lo scenario negli ultimi 5 – 10 anni.
Sino a giungere alla posizione ufficiale dell’American Psychological Association (2013) che riguardo la psicoterapia evidenzia:

  • è largamente riconosciuto che gli effetti della psicoterapia in generale sono ampi, positivi e costanti nelle diverse categorie diagnostiche;
  • i risultati della psicoterapia tendono non solo a essere gli stessi dei trattamenti farmacologici ma a durare più a lungo;
  • l’effetto della psicoterapia si riverbera anche sui costi socio-sanitari: l’APA stima che i costi medici generali si possono ridurre del 17% dopo la psicoterapia, al contrario dell’aumento del 12% nei pazienti di medicina che non hanno effettuato una psicoterapia;
  • il confronto fra diverse forme di psicoterapia porta a un risultato di relativa equivalenza: gli esiti delle psicoterapie dipendono più dal contesto e dalla relazione terapeuta-paziente che dal tipo di psicoterapia utilizzata.
Ne consegue che la battaglia dei campanilismi e di difesa integralista del proprio modello è pericoloso e controproducente per l’intera comunità degli psicologi.
Viceversa riconoscere l’altro da sé permette di:
  1. affermare e promuovere la psicologia quale risorsa essenziale per il benessere dell’individuo;
  2. abbracciare il concetto di appropriatezza della cura, concetto cardine dell’intera organizzazione sanitaria in Italia;
  3. vivere appieno la psicologia: appare grave per un professionista psicologo non riconoscere l’altro;
  4. aderire totalmente ai disposti del Codice deontologico ed in particolare ai principi di appartenenza e colleganza

Riconoscere l’Altro non significa dover rinunciare al proprio orientamento, alla propria scuola, al proprio metodo; significa solo riconoscere le esigenze diversificate della persona; significa solo partecipare ad una visione unitaria della persona e della psicologia; significa solo partecipare al processo di integrazione con cui trasformare in risorse le diversità.

È questo uno degli elementi essenziali di rivisitazione dei paradigmi sia culturali che tecnici di esercizio della professione.

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