Professione e promozione: lo psicologo

C’era un monito sul pronao del tempio di Apollo a Delfi, patrimonio della sapienza oracolare. Recitava “Conosci te stesso”, in greco antico Gnothi sautòn, diventato il Nosce te ipsum della tradizione latina. Un invito a conoscere e, allo stesso tempo, a riconoscere i propri limiti. Nella quotidianità come nel lavoro, il percorso di consapevolezza della propria reale identità risulta fondamentale anche per far emergere i propri punti di forza e di conseguenza, per farsi conoscere e riconoscere. Ancora oggi è un pensiero diffuso che chi si rivolge ad uno psicologo non sia “normale”. Questo è solo uno dei tanti luoghi comuni che accompagnano una professione legata a tanti stereotipi come la stanza, il lettino ed il disagio mentale. Gli ambiti ed i settori della Psicologia sono invece molteplici, alcuni hanno una tradizione consolidata, altri sono emergenti. Basti pensare alla Psicologia delle emergenze che in una regione come l’Abruzzo, funestata ripetutamente, negli ultimi anni, da calamità naturali, ha visto e vede ancora in prima linea gli iscritti all’Ordine. Immaginare uno psicologo relegato in uno studio con camice e taccuino, è una immagine da superare. Doveroso, pertanto, porsi delle domande per iniziare un necessario percorso di conoscenza che contribuisca al rilancio e all’accreditamento della professione. Chi è allora lo psicologo? Cosa fa? A chi si rivolge? Quali sono i suoi ambiti di intervento?
LA PSICOLOGIA IN CIFRE
La fotografia realistica della professione e dei professionisti, viene da un recente studio condotto dal dottor Fulvio Giardina, presidente del CNOP. Gli iscritti all’Albo a marzo 2017, secondo la Banca dati del Consiglio nazionale dell’Ordine, erano più di 100mila (2496 in Abruzzo), 51mila dei quali, attivi. Ogni anno sono 5mila i nuovi iscritti con una prevalenza femminile ed un’età compresa tra i 35 e 45 anni. La soglia di pensionamento è piuttosto elevata, sui 70-75 anni. Non essendoci uscite consistenti dal mondo del lavoro, il tasso di disoccupazione è elevatissimo, il fabbisogno di laureati magistrali pressoché nullo a fronte di un’offerta formativa degli atenei in aumento. I dati delineano uno scenario non roseo per la Psicologia, con la “minaccia” crescente rappresentata dalla nascita di nuove professioni afferenti all'area psicologica e di nuove forme di terapia basate più sul livello motivazionale, suggestivo e sul supporto attivo della persona che sul cambiamento psicologico. Di fronte a questo panorama in continuo divenire, cosa deve fare lo psicologo? Sicuramente accreditarsi ed accreditare la propria professione.
LA PROFESSIONE
Sapere, fare ed essere: la figura di un professionista, in qualsiasi campo, si costruisce intorno al possesso di conoscenze teoriche (il sapere, appunto), di abilità tecniche (il fare) e di adeguate capacità comunicative e relazionali (l’essere). Queste ultime risultano fondamentali in professioni come quella dello psicologo. Daniel Goleman nel suo libro “Emotional intelligence” (in Italiano “Intelligenza emotiva”, BUR, 2005), parla di consapevolezza di se stessi oltre che di socializzazione ed empatia. A queste si può aggiungere la credibilità costruita nel tempo anche attraverso la relazione tra chi vuole essere credibile e chi deve credere come sostiene il sociologo Guido Gili nel libro “La credibilità. Quando e perché la comunicazione ha successo” (Rubettino, 2005).
LA DECLARATORIA
La promozione della professione può avvenire a più livelli ed il percorso ufficiale è cominciato con l’approvazione, da parte del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, del documento “La Professione di Psicologo: Declaratoria, Elementi caratterizzanti ed Atti Tipici”. Redatto poco più di un anno fa, nel gennaio del 2016, dalla Commissione Atti Tipici del CNOP, composta tra l’altro dai dottori Tancredi Di Iullo, Ulderico Cicconi e Luigi Di Giuseppe dell’Ordine regionale d’Abruzzo, è importante per la figura professionale dello Psicologo e per la tutela e promozione della professione.
COSA FA LO PSICOLOGO
Lo psicologo opera per conoscere, migliorare e salvaguardare il benessere psicologico e la salute di persone, intere famiglie e comunità, organizzazioni sociali e lavorative. Ha competenze specifiche, “spazi” della professione ed Atti tipici ovvero quegli atti che gli appartengono solo ed esclusivamente negli ambiti della prevenzione, diagnosi, abilitazione/riabilitazione, sostegno, counseling e psicoterapia. Alla base del Documento redatto su richiesta del Ministero della Sanità, c’è la volontà di riaffermare l’identità di questa professione.
COME PROMUOVERE LA PROFESSIONE
Affinché ci sia promozione, è necessario un impulso all’azione. Non esiste il programma perfetto di promozione, ma un’ampia gamma di azioni che possono essere utilizzate per favorire, lanciare e, in qualche modo, proteggere la professione. Tutte le azioni avranno però come fine ultimo quello di far progredire, avanzare e anche rivalutare la professione e i suoi spazi. Gli interventi di promozione possono essere di piccolo, medio e grande impatto: l’importante è che incrementino, a breve e/o a lungo termine, il livello di consapevolezza sul ruolo che la nostra professione riveste a livello individuale e di comunità.
Perché sia efficace, la promozione della professione deve adottare un modello multicomponenziale in quanto deve essere indirizzata all’individuo, alle relazioni, alle istituzioni e alla comunità tutta. Può dunque assumere forme diverse, dallo sviluppo di giornate informative, a convegni, a momenti di riflessione, a sponsorizzazioni tramite patrocini, a collaborazioni mediante protocolli di intesa. Tuttavia, non va dimenticato che il lavoro quotidiano dello psicologo è esso stesso lo strumento più importante di promozione della professione se svolto con competenza e coscienziosità nei diversi contesti. Questa consapevolezza di cui abbiamo parlato prima è la sorgente continua di azioni di tutela e promozione alla quale bisogna attingere per tradurre i valori della nostra professione in opere tangibili.