La terra continua a tremare in Abruzzo: risposte emotive e comportamentali

La terra continua a tremare in Abruzzo: risposte emotive e comportamentali

La Prevenzione Psicologica, un utile strumento per l’intera comunità coinvolta.

Una scossa di terremoto di 4,2 gradi Richter è stata avvertita alle ore 19,37 del 1 gennaio ad Avezzano, nella Marsica, e nella piana del Fucino.
Secondo l'Istituto nazionale di Geofisica, l'epicentro è stato localizzato a Collelongo, in provincia dell'Aquila, a soli 20 Km dalla città colpita dal disastroso terremoto della Marsica del 13 gennaio del 1915. Ad Avezzano la gente è scesa in strada per la paura. Stesse scene di panico anche nel Frusinate, a Sora, e nella Valle del Comino, nonostante il grande freddo. Per la stima di eventuali danni a persone e cose bisognerà aspettare. A Collelongo, epicentro del sisma, le scuole sono rimaste aperte durante la notte per dormirci. Lo ha annunciato il sindaco, Rossana Salucci che ha parlato di "una scossa molto forte". Altri cittadini hanno raccontato di "una scossa molto violenta e lunga". Tutti sono scesi in strada nonostante la temperatura fosse di 4 gradi sotto lo zero.

Come intervenire in casi come questi nei quali la paura porta la mente a vecchi ricordi traumatici?

La Psicologia dell’emergenza connota un ambito assai ampio di studio e applicazione delle conoscenze psicologiche in situazioni critiche fortemente stressanti che mettono a repentaglio le routine quotidiane e le ordinarie capacità di coping degli individui e delle comunità di fronte ad avversità. Si occupa altresì di Prevenzione dei rischi e di programmazione e gestione dei soccorsi. Tale interesse, si focalizza su temi quali ad esempio l’analisi delle caratteristiche psicofisiologiche e psicosociali delle persone in situazioni di emergenza, l’identificazione dei fattori di rischio e vulnerabilità (ad esempio, status socioeconomico ed educativo basso, preesistenza di situazioni stressanti o di disturbi ansioso-depressivi, lutti recenti, età infantile o senile, atteggiamenti superstiziosi o percezioni distorte verso il disastro, mancanza o percezione di scarso supporto sociale ecc.).
Il trauma determinato da un terremoto è qualcosa di profondo, legato all’identità delle persone, alle certezze di una vita, all’incertezza sul futuro, infatti il terremoto è improvviso e inaspettato, travolge la sensazione di controllo.
La parola Trauma ha origini greche e vuol dire Ferita. Il trauma psicologico, dunque, può essere definito come una “ferita dell’anima”, come qualcosa che rompe il modo abituale di vivere e vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive, qualcosa che intacca l’integrità della persona e che ne altera lo stato.
Esistono diverse forme di esperienze traumatiche a cui un individuo può andare incontro nell’arco della vita.
Ci sono i “piccoli traumi” o “t”, ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intesa e “traumi T”, ovvero tutti quegli eventi che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali (terremoti, alluvioni…), abusi, incidenti.
Non tutte le persone che vivono un’ esperienza traumatica reagiscono allo stesso modo. Le risposte possono andare dal completo recupero e il ritorno ad una vita normale in un breve periodo di tempo, fino alle reazioni più gravi, come quelle che impediscono alla persona di continuare a vivere la propria vita come faceva prima dell’accaduto. Un evento si definisce traumatico quando è improvviso, inaspettato ed è percepito dalla persona come minaccia alla sua sopravvivenza, suscitando un sentimento d’intensa paura, impotenza, perdita del controllo, annichilimento.
L’impatto emotivo è caratterizzato da un marcato senso di vulnerabilità, impotenza, sensazione di perdita di controllo, paura, angoscia, rabbia e disperazione.

Come risponde emotivamente l’Individuo?

Le ricerche svolte nel campo delle risposte emotive in situazioni di pericolo indicano la prevalenza della paura. In particolare studi effettuati su individui che vivevano in paesi distrutti dal sisma, mostrano come la paura sia un elemento cruciale del vissuto durante il terremoto
La paura a livello evoluzionistico rappresenta un’emozione alla base di una risposta istintiva ancestrale.
I fattori di rischio implicati nello sviluppo di un elevato livello di distress psicologico e di una sintomatologia post-traumatica sono numerosi; vanno da una maggiore esposizione al terremoto, la vicinanza all’epicentro, il livello di coinvolgimento e di controllo, il grado di minaccia percepita, la disgregazione della rete sociale, a una storia pregressa di traumi o problemi emotivi, perdite finanziarie, un basso livello di istruzione, la mancanza di supporto sociale subito dopo l’evento, nonché il mancato supporto di amici, colleghi e familiari e il trasferimento.

Quali sono le risposte comportamentali?

Le tipiche risposte comportamentali di fronte ad una situazione di pericolo, quale un terremoto, sono principalmente quattro: fuga, lotta, congelamento e affiliazione
Le prime due “fight or flight” (lotta o fuga) si riferiscono rispettivamente all’attacco diretto ad esempio attraverso la rabbia o all’evitamento nei confronti del pericolo.
La terza è una reazione di congelamento (freezing) e paralisi. Di fronte al pericolo si rimane immobili, incapaci di rispondere alle persone presenti che cercavano di aiutare spronando alla fuga. I comportamenti di freezing, in una prospettiva etologica, rappresenterebbero delle risposte adattive; infatti il congelamento sarebbe un automatismo che aumenta le probabilità di sopravvivenza di fronte a un predatore, in quanto diminuisce la probabilità di essere visti o permette di sembrare morti.
Infine, una quarta tipologia di comportamento è l’affiliazione. Il modello di affiliazione sociale sostiene che, in caso di emergenza, le persone tendono a dirigersi verso persone e luoghi familiari in contrasto con le teorie del panico le quali sostengono che le persone fuggano in modo disordinato e irrazionale.

Cos’è il Disturbo Post Traumatico da Stress?

Talvolta, però, le fasi di risposta naturali possono impedire il ritorno al normale funzionamento. Si possono generare, infatti, reazioni emotive così intense da interferire con la regolare capacità di fronteggiamento da parte dell’organismo.
Tutto ciò potrebbe determinare l’insorgenza di patologie come il Disturbo da Stress Post Traumatico.
Per capire se il terremoto ha causato una reazione tipica da Disturbo da Stress Post Traumatico devono essere presenti i seguenti sintomi:
La persona tende a “rivivere” l’evento traumatico ad esempio attraverso ricordi ed immagini ricorrenti dei momenti successivi alla scossa, ricordi che sopraggiungono anche in modo intrusivo, quasi contro la propria volontà.
Potrebbero essere presenti anche dei sogni ricorrenti, degli incubi in cui l’individuo rivive particolari scene dell’evento traumatico.
I sogni dei bambini più piccoli possono trasformarsi in incubi indefiniti, pieni di mostri e minacce per sé o per altri. Anche i bambini possono comportarsi come se il terremoto si stesse ripresentando (rappresentazioni ripetitive del trauma).
Sia i grandi sia i più piccoli quando vengono esposti a qualcosa che in qualche modo (reale o simbolico) assomiglia al terremoto reagiscono provando un intenso disagio psicologico, oppure manifestando reattività fisiologica (difficoltà ad addormentarsi o insonnia, irritabilità, difficoltà a mantenere la concentrazione, ipervigilanza ed esagerate risposte d’allarme).
La persona che soffre di Disturbo Post Traumatico da Stress generalmente tende ad evitare il più possibile tutto ciò che viene associato al trauma: si sforza di dimenticare, cerca di scacciare i ricordi dei momenti successivi alla scossa, evita il più possibile di parlarne.
A volte possono manifestarsi delle vere e proprie amnesie per alcuni particolari legati al terremoto: è questo un tipico risultato dell’evitamento. A questo può essere correlata una certa difficoltà a provare e/o esprimere le proprie emozioni (anestesia emozionale). Queste persone spesso lamentano di sentirsi fredde, distaccate, disinteressate agli altri, apatiche.
Il futuro viene percepito in modo molto negativo, quasi senza speranza. La persona tendenzialmente evita di pensare a progetti lavorativi o familiari, un po’ come se il tempo si fosse congelato. Nei bambini questa mancanza di prospettive future può manifestarsi attraverso giochi, disegni o espressioni verbali.