“Cicogne miopi, la cura dell’infanzia attraverso i percorsi riparativi dell’adozione e dell’affido”, è il titolo del convegno organizzato dall’équipe integrata di affido Asl- Comune di Teramo. Contestualmente è stata inaugurata nella biblioteca provinciale “Delfico”, anche la mostra fotografica itinerante “La mia storia sulla pelle” che raccoglie le foto dei tatuaggi degli adolescenti adottati e che è nata da uno studio condotto dal CTA (Centro terapia adolescenziale) di Milano. I protagonisti del convegno sono stati famiglie adottive e affidatarie ed i ragazzi che hanno raccontato le loro esperienze. A rappresentare l’Ordine degli psicologi d’Abruzzo è stata la dottoressa Monica Ventura. Per la Asl di Teramo ha curato l’organizzazione il dirigente psicologo Gilda Di Giammarco.
Dottoressa Di Giammarco, perché Cicogne miopi?
Nell’immaginario collettivo, la cicogna consegna i neonati alla famiglia. Non tutte le storie di genitorialità sono felici o a lieto fine e quindi la cicogna miope in quanto ha commesso un errore, può riparare attraverso la famiglia affidataria o adottiva.
Il territorio di riferimento di Asl e comune come si colloca per adozioni e affidi?
Le adozioni sono in calo ma il trend segue quello nazionale. Tra le ragioni c’è anche la crisi economica. Le adozioni internazionali, per esempio, costano. I casi di affido invece sono pochi, due o tre. Il percorso è più complesso e la famiglia deve imparare a gestire l’eventuale distacco, in quanto l’affido è temporaneo.
Come lo psicologo e la psicologia sostengono famiglie e minori?
C’è un affiancamento continuo, un lavoro in rete prima e dopo. Le problematiche da affrontare sono tante, dal trauma dell’abbandono, al problema identitario, alle conseguenze di eventuali abusi e violenze subiti di più facile accertamento per i minori rispetto a quelli stranieri. Per questi ultimi non bisogna trascurare la nuova cultura, lingua, tradizioni ed in alcuni casi anche il clima differente. Dai primi incontri le famiglie prendono coscienza dell’adeguatezza alla genitorialità sociale, non biologica.
A proposito di problema identitario, è uno dei temi portanti della mostra del Cta di Milano. Perché?
Nei ragazzi adottivi o affidatari, c’è una ricerca costante di identità e di collegamento tra passato e futuro, è una ricerca pregnante. Il suo senso è anche nei tatuaggi degli adolescenti. La data dell’adozione come nuovo inizio oppure il nome della madre biologica e di quella adottiva sono solo alcuni dei tatuaggi più frequenti che testimoniano la storia di questi ragazzi.